Musei Resilienti: Manchester Museum
Intervista a Andrea Winn e Chiara Ludolini, Manchester Museum, Manchester
Il Museo di Manchester, parte dell’Università di Manchester, è stato inaugurato nel 1890. Con oltre mezzo milione di visitatori all’anno, è il più grande museo universitario del Regno Unito con una collezione di circa 4,5 milioni di oggetti provenienti da ogni continente. La visione del museo è costruire un’intesa tra le culture e un mondo sostenibile. Nei prossimi due anni, il Museo completerà un nuovo entusiasmante progetto da 13,5 milioni di sterline “Hello Future”, per trasformare il Museo in luogo ancora più inclusivo, fantasioso e attento alle diverse comunità che serve.
Abbiamo parlato con Andrea Winn, Curatrice delle mostre per la comunità e Chiara Ludolini, Assistente Marketing e Digitale al Manchester Museum.
Come ha risposto il Manchester Museum al blocco dovuto alla pandemia e cosa ha fatto per restare in contatto con il pubblico?
La necessità di intrattenere ed educare, il libero accesso a mostre, le risorse per l’apprendimento, le offerte di lavoro e le opportunità di volontariato non potevano cessare con la chiusura. L’idea di un’apertura virtuale è venuta dal direttore del Museo Esme Ward che, insieme ad Alia Ullah, Responsabile marketing e comunicazione, ha riconosciuto che, sebbene il Museo avesse già fantastiche risorse online per il pubblico, queste fossero difficili da trovare. Curandole in un unico sito ottimizzato per dispositivi mobili, il Museo è stato quindi in grado di ‘riaprire’ non solo alla città ma al mondo intero.
Il sito mmfromhome.com è intuitivo e completamente accessibile e la sua offerta è rivolta a tutti, con un focus su genitori e insegnanti. Ci sono seminari, un kit di pronto soccorso culturale per accompagnatori e risorse per adulti, ricercatori e volontari.
Cosa significa per il Manchester Museum essere Age Friendly – a misura di anziano?
Il Manchester Museum ha iniziato a sviluppare programmi Age Friendly – a misura di anziano nel 2009, quando Manchester è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come Città Age Friendly. Il Museo lavora con gli anziani come partecipanti, artisti o attivisti, per sviluppare programmi che condividono l’ambizione del Museo di essere inclusivo, attento alle esigenze del suo pubblico e fantasioso. Il Museo guida anche il programma Culture Champion della città, che è un programma di attivismo culturale e di leadership per persone di età pari o superiore ai 50 anni. Questo approccio cerca di migliorare la qualità della vita delle persone anziane e di rendere la città un posto migliore nel quale invecchiare.
Qual è il rapporto tra i programmi museali per le persone con demenza e i servizi sanitari in Inghilterra?
Al Museo di Manchester i programmi per le persone che convivono con l’Alzheimer sono stati sviluppati con il supporto specialistico di organizzazioni benefiche del terzo settore, come Together Dementia Support, Shore Green – un ente che provvede alloggi per la comunità in cui è integrato il supporto di personale specializzato, e l’Alzheimer’s Society. Abbiamo lavorato insieme per sviluppare e pilotare programmi che riuniscono le competenze delle organizzazioni e del Museo per assicurarci di supportare pienamente l’esperienza dei partecipanti. Vorremmo passare ad un sistema di prescrizione sociale, in cui un medico di medicina generale o un infermiere possa prescrivere la partecipazione ad attività culturali alla persona che riceve una diagnosi di Alzheimer, poiché la ricerca ha dimostrato che mantenersi attivi e impegnati può, in alcuni casi, rallentare il progresso del declino cognitivo.